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Gay & Bisex

59,1 Poteva essere mio padre 1


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
29.09.2024    |    4.745    |    3 9.9
"* * * * * * FOGLIO PROTOCOLLO 1 di 2 Egregio dottore, come da Lei cortesemente richiesto, anticipo il nostro appuntamento con un rendiconto..."
“Sì dottore, poteva essere mio padre.”
“Non sto capendo bene: per desiderio, età o casualità?”
“Per mia folle lussuria: voglio a ogni costo essere posseduto da lui. Però mi ha imposto una condizione: non posso assolutamente essere vergine! Per evitarmi il dolore della prima penetrazione - dice - ma anche per un gioco lascivo che lo ecciterebbe ancora di più. In sostanza, una sodomizzazione prima della sua.”
“Continuo nella confusione ma va bene lo stesso, Nicolàs: ci vediamo Martedì alle 18 nel mio studio per il nostro primo colloquio.”

Questa la prima telefonata fra me e un giovane sudamericano, da poco traslocato nel luogo degli avvenimenti che verranno ora narrati. Come psicologo specializzato in problematiche sessuali è spesso mia prassi fare scrivere ai pazienti una lettera-relazione-confessione, come questa di cui riporto qui il testo integrale.
Sono passati ormai tre mesi da quando mi ha chiesto un consulto, sottoponendomi il suo caso che trovai subito interessante.

Mi si perdoni il bisticcio: in questo caso non solo il caso perché il bellissimo moretto, dalla pelle leggermente olivastra e dal fisico asciutto, forse quasi troppo, con i suoi modi è stato capace di attizzare furiosamente anche me, nonostante io sia eterosessuale e felicemente sposato. Ma questa - semmai - è un’altra storia.

* * * * * *

FOGLIO PROTOCOLLO 1 di 2

Egregio dottore,
come da Lei cortesemente richiesto, anticipo il nostro appuntamento con un rendiconto. È redatto su due separati fogli protocollo che ho numerato con 1 e 2.
Lei mi ha detto che con questo scritto posso senz’altro aprire totalmente i miei pensieri e sensazioni, per cui mi scuserà se talvolta userò un linguaggio alquanto scurrile, ma viene tutto da dentro il mio animo dilaniato.

Ero arrivato da poco in questa località dove, per l’attività di mio padre, avrei abitato con lui, mia mamma e tre sorelle.
Già nei primi giorni ebbi occasione di conoscere un ragazzo, mio coetaneo, abitante in un villino accanto al nostro. Incantevole, di una bellezza per me strepitosa: viso dolce ma pure virile, naso vagamente a patatina, banana di capelli neri sulla fronte; dal poco che ero riuscito a indovinare, un corpo statuario.
Consapevole della mia omosessualità dai tempi della pubertà, non avevo mai potuto esprimerla in alcuna maniera, essendo poi cresciuto e sviluppatomi in un ambiente familiare e sociale spiccatamente religioso ma soprattutto estremamente pudico.
Ora, trasferito in questo ‘nuovo mondo’, completamente diverso, certamente più aperto e meno refrattario al sesso, speravo di potere finalmente sfogare queste mie pulsioni.

Avevo incontrato Brando casualmente sul vialetto che conduceva alle nostre rispettive villette. Il primo contatto fu cordiale ma anche intrigante. Cominciammo a frequentarci e non faticammo a capire ed esprimere la nostra inclinazione, oltre a una crescente attrazione fisica reciproca.

Un giorno mi offrì di succhiarglielo ed io potei così praticare il primo pompino della mia vita a quel suo pisello perfetto, con una meravigliosa cappella appuntita. Mi venne in bocca, lasciandomi ingoiare anche il suo sperma che mi inebriò totalmente.
Rimasi letteralmente stregato e venni colto dalla frenesia di essere posseduto carnalmente da lui. Egli smorzò subito questa mia aspirazione, condizionando l’atto a quel vincolo di ‘retrovia già aperta’ che Le ho anticipato al telefono.

Non volle sentire ragione, cominciò addirittura ad evitarmi. Io ero invaghito, tanto succube da cedere al ‘ricatto’ ma anche disperato e spaesato, non conoscendo ancora nessuno: dove e come trovare un maschio disposto ad incularmi? A chi rivolgermi anche solo per un consiglio?

Qualche giorno dopo capitò l’impensabile.

Quel caldo pomeriggio mi ero coricato sul letto della mia camera con indosso soltanto un tanga di cotone bianco. Uno di quelli normali, larghi dietro ma con quel particolare taglio molto inclinato sui glutei che trovo eccitante, assieme ai nastrini laterali.
Prono, con una gamba distesa e l’altra circa ad angolo retto, mi trovavo in un gradevole dormiveglia quando percepii il portoncino d’ingresso dell’appartamento aprirsi e richiudersi silenziosamente.
Poco dopo ebbi l’impressione di una presenza, presto confermata da un leggero tintinnio di chiavi.
Avevo gli occhi semichiusi e, rimanendo immerso in quello stato, li girai pigramente senza aprirli. Fra le ciglia strette intravvidi una figura a pochi metri da me: non poteva essere che mio zio, del quale ero ospite in quei giorni, in attesa dell’arrivo degli altri miei parenti.
Si era fermato. Fermato ad osservarmi? E cos’era quel movimento all’altezza del pube? Era la sua mano che si carezzava proprio lì, sul pacco?

Passò così un buon mezzo minuto e dentro me una tempesta di domande: era semplice, innocente ammirazione per avere un nipote carino e ben fatto? Ma quel suo auto-massaggiarsi che mi parve intensificarsi? Mi trovava forse provocante? Mi stava guardando con desiderio? Il figlio di sua sorella lo stava eccitando?

Serrai le palpebre: non sapevo che pesci pigliare, rimasi fermo, bloccato in quella posizione, continuando a fingere di dormire.

La risposta giunse come scossa elettrica dalla mia coscia piegata: due calde mani la avvolsero delicatamente! Riuscii a non reagire, anche poco dopo, quando un dito agganciò la mutandina per scostarla appena appena sulla natica! Era cupidigia?
Tutti i dubbi scomparvero quando la palpata al mio culetto si fece ampia ed esplicita, le dita a rotearvi sopra, scendere lungo il solco centrale, affondare e arrivare a tastare i miei testicoli sopra lo slip, dare qualche buffetto malandrino alla liscia polposità di una chiappa, tornare ai bordi per tirarli fra loro a denudare metà delle mie colline, quasi come un perizoma.
Mi stava palpeggiando! E perbacco se mi piaceva!

Si interruppe, dandomi modo di ragionare rapidamente su quanto stava accadendo. Quello che stavamo perpetrando era l’anticamera di un incesto, doppiamente innaturale perché non solo fra consanguinei diretti ma pure dello stesso sesso. Però mi stava donando sensazioni a me sconosciute, meravigliose: nessuno mi aveva mai toccato così.
Dunque che fare? Girarmi nel fasullo sonno, destarmi, sorridere e fare finta di nulla - ‘Ciao zio, mi ero addormentato.’
Oppure rimanere così, inerte, preda falsamente inerme di un suo eventuale secondo ‘attacco’?

Un brivido: i suoi polpastrelli sfiorarono una mia spalla. Capito: voleva svegliarmi, rinunciando o non ritenendo ragionevole proseguire su quella china peccaminosa.
D’accordo - pensai - anche se turpi, quei pochi secondi di voluttà non avrebbero avuto seguito. Meglio così: non era corretto né morale.

NO! Invece il tastamento riprese, più deciso e intenso del primo. Anzi, un bacio schioccò su una mia melotta.
Era giunto il momento di partecipare: sorridendo simulai il risveglio, girai la testa verso di lui, accorgendomi subito che si stava aprendo la bottega per estrarre il suo organo.
Ormai ero in ballo e la mia voglia di cazzo stava prepotentemente traboccando in me, come latte dimenticato sul fuoco: era di mio zio, certo, ma anche ciò che in quei giorni più di tutto bramavo, pur di arrivare a Brando.

Tesi un braccio per agguantarlo e accennare alcuni colpetti di sega per togliere ogni dubbio sulle mie intenzioni e disponibilità.
Compassato in volto disse: “bravo, lascia che lui venga a conoscerti meglio.”
Si allungò su di me per strusciare il salsiccione in fase di risveglio sulla pelle di una mia cupoletta, passarlo sopra il tessuto e spingerlo infine al centro, dove il mio burello fremeva, ormai smanioso di essere violato, pur anche da un mio familiare!

La cintura venne slacciata del tutto, mi girai per inginocchiarmi sul letto mentre il fallo, con la cappella ancora mezza rinchiusa nel prepuzio… “ti chiama, vuole la tua bocca.”
Non me lo feci ripetere: lo avvolsi alla base, tirai la pelle a scoprire il glande, lo accolsi con labbra bagnate, lasciandolo scivolare dentro.
Era il secondo bocchino della mia vita e mi ci concentrai subito, cercando di dare il mio meglio.
Solo un “Oh, sì!” quasi bisbigliato fu il suo commento anche se - ammetto - mi gratificò di varie e intense tastate al fondoschiena.

La posizione non era ideale per entrambi per cui presto si dispose supino.
Lo rivolevo subito, per cui lo aiutai con impazienza a sfilare i jeans almeno fino alle ginocchia.

Ripreso fra le dita quel sublime biscione, volli anche assaggiare i coglioni a corredo, sui quali mi tuffai con ampie leccate e risucchi.
Continuava però a guardarmi con espressione neutra, appena una accennata parvenza di gradimento.
Mi rituffai sul cazzone, nel frattempo divenuto granitico, con saliscendi rapidi e completi, saturi di saliva, accompagnandoli a tratti regolari con pugnettamenti veloci, interrompendo ogni tanto per roteare sulla punta, senza dimenticare le cipolle o di dare lunghe pennellate alla verga.

Quanto mi gustava quel candelone rigido, il sapore della sua particolare pelle!
Ripensai a quante volte avevo tentato di arrivare a sfiorare il mio almeno con la lingua, cimentandomi in pazzesche contorsioni, non riuscendoci sia a causa delle costole ma anche per la misura non certo esagerata del mio ammennicolo.
Unica consolazione l’abbondante, denso e colloso fluido preliminare che prelevavo dalla mia cappella ad ogni fuoriuscita con il pollice per poi suggerlo con golosità durante le lunghe masturbazioni solitarie, immaginando e bramando impossibili amplessi con altri ragazzi ma anche uomini, fra cui sopra tutti un mio professore di matematica.

Il mio servizietto continuò appassionato e intenso, lanciavo spesso occhiate libidinose verso di lui che invece perseverava nel rimanere serio, pur emettendo sporadici e telegrafici mugolii di approvazione.
“Oh, sì!”, oppure “Oooohhhh, siii!” o ancora “Oh, ah, oh, ah sì, sì!”
Sgolinavo quasi come una macchinetta, spingendomi tutto il bastone fino a solleticarmi l’ugola, accorgendomi di quanto ciò aggiungesse goduria alla goduria.

Quel pisello mi stava estasiando ma non sapevo se le intenzioni di mio zio si sarebbero esaurite con quel lavoretto oppure fosse deciso a più profonde esplorazioni nel mio corpo. Per la verità, nemmeno io ero certo di voler essere deflorato da un parente tanto stretto.

FINE FOGLIO PROTOCOLLO 1 di 2

Settembre 2024

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